Monumenti - TORRI COSTIERE
BRINDISINE
TORRE DELLE TESTE
DI GALLICO
di Gianluca Saponaro
A 7km da Brindisi,
vi è la località Torre Testa,
chiamata anticamente Torre Testa di Gallico e, ancora
oggi in dialetto brindisino, “Jaddico”,
dal longobardo wald, foresta; il toponimo è
stato anche liberamente interpretato con il gallo. Il
promontorio per la sua posizione dominante, avanzata
sul mare con una netta sporgenza, usufruendo anche dell’apporto
di acque del fiume, oggi Canale Giancola,
fu un luogo privilegiato per la presenza dell’uomo.
Le prime attestazioni si hanno già nel Paleolitico
(12mila anni fa) fino all’Età del
Bronzo (XII – IX sec a.C.): gli uomini
trovarono un luogo ideale per la loro difesa e nelle
pianure circostanti erano dediti alla caccia di animali,
uccelli come testimoniano le punte, le lame ed i raschiatoi
ivi rinvenuti, pescare molluschi, pesci ma col tempo
dediti anche all’agricoltura, pastorizia, tessitura
e alla lavorazione dei metalli.
Il sito fu frequentato anche dai Romani,
grazie proprio alla presenza del fiumiciattolo che forniva
acqua e serviva anche come via di comunicazione: sono
stati infatti individuati insediamenti artigianali con
fornaci per la produzione di anfore destinate al commercio
ed all’esportazione dell’olio e del vino
brindisini, datati I sec a.C. – I sec d.C. (scheda)
L’alveo del canale è un’importante
zona umida protetta, risulta praticamente invaso dal
canneto, specchi d’acqua più o meno ampi,
presenti anche ampi tratti di macchia mediterranea.
(scheda)
Data la posizione strategica, il promontorio si prestava
bene alla costruzione di una torre, detta anche Torre
Testa. I lavori, si prolungarono per 15 anni, iniziati
nel 1567 ed affidati al maestro muratore brindisino
Giovanni Maria Calizzi; nel 1582, saranno
conclusi dai leccesi Marco Guarino
e Cesare Schero.
Torre Testa - (ph. Giovanni Membola
2007)
Caratteristiche:
- Torre tipica del Regno piccola e media, pianta quadrata,
forma troncopiramidale, tre caditoie per lato;
- Comunica visivamente con Torre Guaceto a nord e Torre
Penna a sud.
Al mantenimento della
torre e dei vari custodi oltre all’Università
di Brindisi concorreva anche il borgo di Latiano, almeno
sino all’Unità d’Italia. Durante
l’epidemia di colera, scoppiato nella metà
del 1800, il piccolo comune costruì uno stabile
attaccato alla torre per la guardia sanitaria.
Attualmente è in uno stato di conservazione pessimo,
è visibile l’interno voltato a crociera
utilizzato per la postazione della guardiania ed all’esterno
le imposte delle caditoie. Le pareti sono in tufo carparo
fortemente corrose dal mare ma anche asportate dagli
uomini. Circa dieci anni fa sono iniziati dei lavori
di restauro a cura della Soprintendenza di Bari, poi
inspiegabilmente interrotti.
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