LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA PRESENZA DEI
PADRI FRANCESCANI A SANTA MARIA DEL CASALE
Alla caduta dell’Impero
d’Occidente, Brindisi seguì le sorti della
Puglia, subendo numerose scorrerie da parte dei Saraceni
che la distrussero quasi del tutto; fu soltanto intorno
al X secolo, quando nell’Italia meridionale cominciarono
a sorgere insediamenti benedettini che, anche a Brindisi,
si ricominciò a vivere.
Di monachesimo nella città di Brindisi si trova
traccia tra il 1219 e il 1220, quando, secondo Padre
Bonaventura da Lama, San Francesco,
ritornando dal viaggio in Terra Santa, sarebbe sbarcato
ad Otranto e da qui avrebbe percorso per intero la Puglia,
da Sud a Nord. La sosta del Santo di Assisi a Brindisi
fu divulgata da Padre Bonaventura da Lama, per giustificare,
nella città adriatica, l’introduzione dei
«Padri nella Riforma di San Francesco» cui
egli stesso apparteneva e che ebbero la loro prima sede
nel convento attiguo a Santa Maria del Casale. Il luogo
sembra non essere casuale, poiché Francesco,
in viaggio, evitava accuratamente il «chiasso»
cittadino e soleva dimorare presso cappelle extraurbane
e proprio nell’antico borgo del Casale sorgeva,
già anteriormente al 1300, una cappella votiva
con l’icona bizantina della Vergine.
San Francesco d’Assisi
e monsignor Giovanni Tarantini
Il luogo era parte
di quel mondo rurale dove i Francescani trovarono tanti
consensi, anche se poi la missione di San Francesco
si è svolta e sviluppata, oggi diremmo, nella
«società civile» e mai distante ed
isolata dalla incipiente quotidianità.
Riferisce il professor Giacomo Carito nel suo studio:
San Francesco d’Assisi nelle leggende pugliesi
che: «Con la nascita degli Ordini mendicanti terminava
il predominio dei Benedettini e si apriva una vita religiosa
corrispondente ad una società nuova e diversa,
in cui il feudalesimo veniva via via sopravanzato da
quello borghese popolare; si apriva, di fatto, una nuova
e complessa problematica relativa ai valori mondani,
compreso il possesso dei beni».
I frati minori osservanti di San Francesco dimorarono
in Santa Maria del Casale dal 1568
al 1589, quando s’insediarono i frati
Minori Osservanti Riformati che ebbero in Terra
Salentina il loro primo convento.
La prima preoccupazione di questi religiosi fu quella
di ristrutturare le celle del piano superiore ormai
ridotte a pochi metri quadri, con piccole finestre.
Negli anni dal 1635 al 1638, i frati completarono il
chiostro e, in stile col discutibilissimo gusto dell’epoca,
deturparono la chiesa, coprendo i notevoli affreschi
con calcina, «arricchendola » con altari
barocchi, alterando l’equilibrio artistico, pittorico,
architettonico della primitiva chiesa voluta da Filippo
I d’Angiò e da sua moglie, l’imperatrice
Caterina di Valois, verosimilmente tra il 1322 e il
1346, periodo della sua edificazione.
La presenza dei Padri Riformati in Santa Maria del Casale
durò fino al 1811. I francescani tornarono nel
1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni che
erano stati dappertutto perpetrati.
Nel 1875, l’antico complesso fu dichiarato monumento
nazionale, su giusta e pressante proposta dell’archeologo,
monsignor Giovanni Tarantini, un brindisino
davvero illustre, al quale va il merito di aver reso
a Brindisi una civica istituzione museale, oltre che
la salvaguardia di numerosi monumenti esistenti in città.
A partire dal 1910 si tentarono i primi restauri, con
i mezzi e i metodi dell’epoca.
Il secondo conflitto mondiale non mancò di procurare
danni alle vestigia della stupenda chiesa che, ubicata
nei pressi dell’aeroporto, fu purtroppo adibita
a deposito militare.
Antonio
Caputo
Il testo è stato pubblicato
sul settimanale Agenda Brindisi n. 31 (21 settembre
2012)
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