LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
L'IMMAGINE
DELL'IMPRESA
Le carte intestate e la pubblicità tra
fine Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento
Testo di
Giovanna Bozzi
Pubblicato in “Qui…dove
la terra finisce e il mare comincia” Memoria
e immagine dell’impresa, AIPAI - Associazione
Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale,
Archivio di Stato di Brindisi, CNR – IBAM-
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto
per i beni archeologici e monumentali, Crace
2011
Dalla
terra al mare e viceversa
L’analisi delle carte intestate e della
pubblicità con cui gli imprenditori della
provincia di Brindisi scelsero di comunicare
tra fine Ottocento e gli anni Cinquanta del
Novecento restituisce l’immagine di un
elastico che si allarga e si stringe, tra la
dimensione locale e quella nazionale. L’attività
per la promozione di fiere e mostre negli anni
Venti mostra quanto fosse radicata, tra i ceti
imprenditoriali cittadini, la consapevolezza
del ruolo della città come snodo di interscambio
commerciale dei prodotti delle industrie agricole
dell’entroterra, lungo le vie di terra
e di mare.
Oggi, nella città di Brindisi, in quel
lungo percorso urbano dove la terra finisce
e il mare incomincia, il ricordo collettivo
delle attività produttive nella zona
del porto e fuori della stazione ferroviaria
e della loro reciproca relazione è piuttosto
incerto. Le trasformazioni che hanno interessato,
a cominciare dagli anni Sessanta del Novecento,
la zona portuale e i massicci interventi edilizi
che negli ultimi decenni hanno eliminato quasi
del tutto i grandi stabilimenti vinicoli sorti
tra la fine dell’Ottocento e l’inizio
del Novecento nelle aree semiperiferiche della
città sulla direttrice Brindisi - Taranto,
hanno cancellato gli ultimi riferimenti visivi:
a questo processo si è accompagnata la
dispersione di molte testimonianze materiali
e documentarie. Pertanto, il confronto tra documenti
d’archivio e immagini di diversa provenienza
contribuisce, ritrovando i luoghi e i protagonisti
delle attività produttive che caratterizzarono
l’economia di Brindisi dagli Ottanta dell’Ottocento
fino agli anni Cinquanta, a costruire un’identità
comune, condivisa con le nuove generazioni.
In questo senso l’aggettivo “sostenibile”
può essere applicato alle intenzioni
della ricerca e della mostra che, così
come si è proposto di fare recentemente
nel campo dell’educazione all’arte,
intende attivare un legame con le comunità
locali [1].
L’allegoria della provincia di Brindisi,
realizzata nel 1949 da Mario Prayer nel salone
del Palazzo provinciale, affianca sulla tela,
illustrandone le potenzialità produttive,
municipalità dalle forti tradizioni autonome
[2].
È lo specchio di una relazione sfuggente
che dal 1927 unisce il capoluogo, unica città
di mare della provincia, alle restanti località
[3]
: la propaganda del regime
fascista e la storiografia locale, mettendo
in rilievo “gli antichi splendori”
e le potenzialità del porto naturale,
hanno trascurato di analizzare a fondo le relazioni
economiche e umane tra la città e l’entroterra
agricolo e produttivo [4].
1928, palazzo Imperiali,
Latiano. Agesilao Flora, Allegoria del Salento,
tecnica mista su muro
Gli studi
di archeologia industriale hanno da tempo posto
l’accento sull’osmosi tra i due
poli che componevano l’economia della
provincia brindisina, così come li rappresenta
Agesilao Flora ne L’allegoria del
Salento, una pittura murale realizzata
al sorgere della provincia, nel 1928, nel salone
del palazzo degli Imperiali a Latiano: la terra,
con la produzione e le industrie del vino e
dell’olio e il mare, con il fumo dei piroscafi
e la confusione di uomini e merci sulle banchine
del porto [5].
Il saggio di Anna Maria Stagira contenuto in
catalogo chiarisce quanto rilevante fosse il
rapporto tra la produttiva campagna e il porto
commerciale e come, dagli anni Settanta dell’Ottocento,
l’incremento della linea ferroviaria e
delle comunicazioni internazionali abbiamo consentito
la nascita di nuovi ceti produttivi, e lo sviluppo,
malgrado l’assenza di interventi adeguati,
del porto commerciale. I “capitani coraggiosi”,
gli imprenditori più aggiornati, di cui
racconta Antonio Monte maturarono esperienze
e cultura imprenditoriale in una dimensione
nazionale e internazionale lungo quelle direttrici
di traffico.
Carte
intestate e cartoline postali
I documenti su carta intestata esposti in mostra
furono prodotti negli uffici dalle numerose
aziende sorte negli anni successivi allo sviluppo
della rete ferroviaria e del porto commerciale.
Le lettere hanno il numero di protocollo o il
timbro: l’inchiostro della penna talvolta
penetra la carta, i tasti della macchina da
scrivere modellano a sbalzo il verso dei fogli.
Anche le carte dove la ragione aziendale è
riportata in semplici caratteri in grassetto
trasmettono la suggestione della presenza di
coloro che hanno scritto, siglato, annotato
i documenti, spesso con segni di matita rossa
o con una scrittura corsiva più andante,
meno ufficiale, segni di un interesse personale.
I documenti, se osservati in quest’ottica,
diventano attivatori della memoria e si prestano
alla condivisione con il pubblico non specialistico,
che può sperimentare una maggiore vicinanza
alle testimonianze d’archivio.
Prima della fine del secolo gli opifici si avvalgono
di carte intestate dalla grafica semplice ed
elegante, come nel caso della Carbonifera Industriale
Italiana: nel 1894 la Società Anonima
Brindisina per l’Illuminazione Elettrica
utilizza una carta intestata stampata a Napoli
dalla ditta Richter & Co, che propone un
disegno che richiama la ragione sociale dell’azienda.
Nei primi anni del Novecento le industrie di
terra esibiscono carte intestate con elementi
grafici di grande impatto visivo. Per esempio
le carte intestate dei Fratelli Folonari, proprietari
in Puglia di numerosi stabilimenti, di Giovanni
Vannini del 1905, di Romagnoli e Gigante del
1907. L’intestazione è decorata
con il disegno idealizzato degli stabilimenti
industriali in cui era prodotto il vino e il
filtrato brindisino: edifici a pianta rettangolare,
con uno o due cortili, le ciminiere fumanti,
l’ingresso ingombro di merci. Edifici
ordinati, operosi e soprattutto vicini alla
stazione ferroviaria. Tra gli imprenditori locali,
ricordiamo la carta intestata di Tommaso Guadalupi
e quella di Epaminonda Riccio, significativa
figura di mediatore commerciale. Nell’intestazione
campeggiano medaglie, riconoscimenti premi alle
esposizioni nazionali e internazionali.
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1910,
Brindisi. Lettera di Epaminonda Riccio
(I.58) |
1914,
Brindisi. Lettera di Tommaso Guadalupi
(I.65) |
L’industria
delle botti è legata all’immagine,
ancora presenta nella memoria dei brindisini,
della banchina del porto ingombra di botti.
Anche in questo settore, alle carte intestate
prodotte dall’editore Laterza di Bari
dalla grafica corsiva elegante, si affiancano
cartoline postali di più complessa fattura,
come quelle della ditta dei fratelli di Giulio
che sorgeva tra la via Appia e via Tor Pisana.
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[anni
Trenta], Brindisi. Cartolina pubblicitaria
‘Raffaele Di Giulio & F.lli’
(I.111)
|
1937,
Brindisi. Fattura della ditta della ditta
Raffaele Di Giulio & Fratelli’
(IV.52) |
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In questi
anni, le numerose cartoline riprodotte in catalogo
mostrano una città nel cui orizzonte
si sollevano le ciminiere degli impianti industriali.
Questo aspetto della città trova inaspettatamente
spazio anche nella pittura di paesaggio: una
veduta del seno di Ponente, databile con certezza
dopo il 1872 [6],
che la tradizione attribuisce al matematico
brindisino Raffaele Rubini, registra la presenza
del capannone e della ciminiera della fabbrica
al termine del Canale di Ponte Grande, forse
lo Stabilimento a vapore per l’estrazione
dell’olio dalle sanse dei F.lli Lupi di
Lerici realizzato nel 1869 [7].
L’idea del porto e delle sue attività
è associata allo stupore davanti alle
grandi navi che vi facevano scalo.
In realtà le industrie legate al mare
erano molte e di differente natura
[8]. La società
di navigazione Peninsular and Oriental Steam
Navigation Company, concessionaria per
conto del governo inglese della “Valigia
delle Indie”, ha una carta intestata molto
semplice. Il documento conservato in Archivio
della Thomas Cook & Son - Managers of
Tours & Excursions’, la prima
società di viaggio britannica, è
di grande interesse visivo per il palinsesto
di scritture e di annotazioni.
La carta intestata riflette lo sviluppo delle
aziende: il Cantiere meccanico brindisino, e
la società Caricatori Riuniti, poi Marittima
Commerciale Brindisina, aziende fondate con
capitali locali, comunicano con una carta intestata
che si abbellisce con simboli marinareschi man
mano che la società si afferma nel mercato.
post 1872. Raffaele Rubini
(?), veduta del porto di Brindisi con il castello
di Terra
1918, Brindisi. Carta
intestata della ‘Caricator iRiuniti’
(II.9)
“Cartelloni
da richiamo”, etichette e incarti
Nel corso degli anni Venti, Stefano L’Abbate,
erede del saponifico ‘G. S. L’Abbate’
di Fasano e Nicola De Giorgi, proprietario di
tre distillerie a San Cesario di Lecce, Squinzano
e San Pietro Vernotico, affidano la promozione
dei prodotti a un contenuto visivo che li contraddistingua
tra gli altri. Nel 1923 la Biennale di arti
Decorative di Monza aveva dedicato una sezione
ai manifesti murali di diversi paesi, raccogliendo
pareri controversi, soprattutto dalla critica
di impianto classicista. L’iniziativa
si ripeté nel 1925 e dimostrava una forte
attenzione all’arte “nuovissima
e difficile” dei “cartelloni da
richiamo” che in quegli anni stava attraversando
una fase di organizzazione per adeguarsi alle
esigenze del mercato [9].
Erano sorte numerose riviste di settore, che
si proponeva di sensibilizzare le aziende alle
problematiche tecniche inerenti alla pubblicità:
tra queste «Il pugno nell’occhio»,
curata dalla casa di pubblicità Maga
di Giuseppe Magagnoli, di cui un esemplare era
presente nell’Archivio del saponificio
L’Abbate [10].
Per il Saponificio l’Abbate l’agenzia
Maga di Milano produce un cartellone con un’illustrazione
ritagliata da un bozzetto di Achille Mauzan
[11].
Il lavoro fu realizzato dopo il 1923, quando
il famoso cartellonista, che era stato premiato
con la medaglia d’oro alla Biennale di
Arti decorative di Monza, aveva già lasciato
l’agenzia Maga per aprirne una propria.
La figura robusta e quasi caricaturale di una
massaia promuove il sapone da bucato, un prodotto
legato ai consumi popolari. È un’icona
che colpisce il pubblico con un segno nitido,
con colori brillanti sullo sfondo scuro: la
figura umana, abbandonate le raffinatezze fin
de siécle, vuole essere dinamica e reale.
|
|
[post
1923].Manifesto di Mauzan per l’«Oleificio
e Saponificio G. S. L’Abbate»
(III.16) |
[ante 1909]. Incarto della ‘Saponetta
Mon Plaisir’ del saponificio ‘G.
S. L’Abbate’ (III.12) |
Nell’Archivio
del saponificio L’Abbate [12]
i documenti testimoniano un duraturo interesse
di Stefano per le forme della comunicazione
aziendale fin dal 1902, subito dopo aver preso
le redini dell’azienda alla morte improvvisa
del padre, che pure si era preoccupato di accompagnare
i suoi prodotti con le immagini, mostrandosi
in questo sensibile a quanto accedeva nella
vicina terra di Bari [13].
I raffinati incarti per i saponi e l’opuscolo,
curato nella grafica e nel contenuto, inteso
come house organ, furono realizzati
per la mostra campionaria di Brindisi del 1909.
Stefano inaugura nell’azienda un’attenzione
alla comunicazione che continua fino agli anni
Cinquanta, quando prendono forma gli incarti
e il manifesto del sapone Radium, e negli Ottanta
con le iniziative promozionali pensate da Stefano
L’Abbate J. attuale proprietario dell’azienda
[14].
Negli stessi anni Nicola De Giorgi commissiona
a Luigi Bompard due réclame per l’Anice
de Giorgi, riprodotto in veste grafica sui giornali
e riviste dell’epoca: la prima versione
che conosciamo è pubblicata su l’«Azione
pugliese» del 17 agosto 1923 [15].
Nel cartellone pubblicitario il disegnatore
bolognese ripropone il mondo elegante delle
vignette realizzate per il «Travaso delle
idee»: un uomo e una donna colti in un
momento di relax in un interno esclusivo. Nella
pubblicità delle bevande alcoliche, il
bere non era più un semplice gesto per
placare la sete, ma suscitava il desiderio di
consumi nuovi legati al piacere, all’edonismo,
alla libera fruizione del tempo libero [16].
Nicola De Giorgi sviluppò una particolare
cura e attenzione nelle etichette dei distillati
e liquori che ebbero una diffusione capillare:
nelle case salentine la bottiglia dell’anice
De Giorgi era una presenza rassicurante e la
chiusura dell’azienda, tutto sommato recente,
ha lasciato non pochi rimpianti tra i consumatori
[17].
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Manifesto
pubblicitariodel sapone ‘Radium’
del saponificio ‘G. S. L’Abbate’
(III.17) |
[1923
ca.].Manifesto di Luigi Bompard per l’‘Anisetta
De Giorgi’ (III.41) |
Fiere
e mostre
Le Esposizioni nazionali e internazionali costituivano,
già dagli anni Ottanta dell’Ottocento,
un richiamo per i singoli imprenditori di Terra
d’Otranto [18].
La partecipazione dei produttori all’Esposizione
generale italiana di Torino del 1898 fu coordinata
dal Comitato provinciale sorto presso la Camera
di Commercio e Arti di Lecce [19].
L’Esposizione generale di Torino ebbe,
rispetto alle precedenti edizioni, un’autentica
dimensione nazionale e fu accompagnata da una
capillare attività di comunicazione [20].
I promotori intendevano rimarcare i grandi progressi
compiuti in mezzo secolo di regime liberale:
il Diploma di benemerenza, conferito
al sindaco di Brindisi, mostra sullo sfondo
le scenografiche architetture che introducevano
alle meraviglie della città del progresso
e dell’innovazione.
Sintomo della capacità degli imprenditori
locali di organizzarsi e, con un termine moderno,
di “fare rete”, è la promozione
di fiere e mostre sul territorio. Il 1906 i
commercianti e produttori brindisini riuscirono
nell’intento di organizzare la Mostra
campionaria provinciale di Vini- Olii e loro
derivati, a cui aspiravano dal 1893. Per
l’occasione fu organizzata la rappresentazione
del Don Pasquale di Donizetti e della Tosca
di Puccini nel teatro Verdi [21].
Il Diploma di partecipazione fu realizzato a
Treviso nelle Officine Grafiche Longo e proponeva
un linguaggio aggiornato sulle moderne esperienze
della cartellonistica [22].
L’elegante monocromo e gli efficaci rapporti
di pieni e vuoti riconducono al linearismo di
marca mitteleuropea di Adolph Hohenstein; la
cornice floreale, che racchiude il soggetto
femminile ambientato in uno scorcio marino,
ricorda la grafica del triestino Leopoldo Metlicovich
[23].
Nel 1909 l’Esposizione Agricola Industriale
e Zootecnica di Brindisi fu allestita nel
Teatro Verdi e nel giardino adiacente a cura
del Consorzio antifilosserico di Brindisi. L’ingresso
dell’esposizione, così come riprodotto
nella cartolina delle collezione de “La
Valigia delle Indie”, è una scenografia
fantasiosa in stile Secessione viennese, mentre
il diploma, che abbiamo osservato solo in riproduzione,
propone le allegorie del commercio e dell’agricoltura:
lo sguardo scorre, lungo la diagonale, dalle
ciminiere fumanti in alto a destra alla verticalità
della colonna romana, simbolo di Brindisi.
La Prima Grande Campionaria dell’Uva
del 1923, la Seconda Fiera Campionaria Agricola-Industriale
Salentina del 1924 e la Fiera campionaria
dell’uva del 1925 furono volute dall’attivissima
Unione tra Commercianti, che negli stessi anni
dimostrava una grande capacità organizzativa
per la promozione della costruzione del monumento
al Marinaio d’Italia [24].
Il 22 agosto 1923 Giuseppe D’Ambrosio,
direttore della Cattedra ambulante dell’Agricoltura
e presidente del Comitato promotore della mostra,
sollecitava i produttori locali a partecipare
per dimostrare che la Puglia aveva «capacità
agricola industriale e commerciale non inferiore
alla altre regioni d’Italia» e per
«affermare gagliardamente la bontà
dei loro prodotti, lo sforzo della loro capacità,
la possibilità di una più intensa
e redditizia esportazione, specie di uve
da tavola». La necessità di
indirizzare la produzione vinicola verso prodotti
di qualità e di promuovere azioni di
marketing territoriale, per guadagnare nuovi
mercati era, oggi come allora, di grande attualità.
Alla mostra, che aprì il 6 settembre,
parteciparono circa 60 produttori, anche provenienti
da fuori Terra d’Otranto. Per la rassegna
del 1924, l’Unione fra Commercianti sostenne
un grande sforzo organizzativo: ospitò
la Mostra zootecnica, la Mostra casearia, la
Mostra di viti, innesti, uva, vini e derivati,
la Mostra olearia e derivati, la Mostra dei
cereali e leguminose. Le fotografie documentano
un’interessante scenografia, dai toni
vagamente orientali, che incorniciava gli stand
disposti ai quattro angoli di piazza Cairoli:
nell’ingresso, il passaggio era sottolineato
da una struttura che riproduceva la cupola del
teatro Verdi. L’iniziativa si ripeté
nel 1925 con l’impiego delle medesime
scenografie. Gli allestimenti che le immagini
ci tramandano testimoniano l’impegno dei
produttori nel pubblicizzare l’azienda,
anche se quasi esclusivamente attraverso l’esposizione
dei prodotti stessi.
[1925], Brindisi. Stand
«Tommaso Guadalupi e Figli» alla
Fiera Campionaria (IV.35)
Nel 1930 lo
scenario si sposta su Bari, dove le forze politiche
e commerciali locali, sostenute dai giornali
locali, chiedono e ottengono che la politica
commerciale del fascismo della Puglia “ponte
ideale verso l’Oriente” si concretizzi
nella “Fiera del Levante”. La I
edizione si aprì il 6 settembre, promossa
dall’immagine della celebre caravella
disegnata da Araca, pseudonimo di Enzo Forlivesi:
il 20 giugno il prefetto di Brindisi chiamò
a raccolta le «locali classi produttive»
per organizzare la partecipazione della provincia
di Brindisi, autonoma dal 1927, all’iniziativa
che «tende a segnalare all’attenzione
dei popoli levantini, che già guardano
con attenzione alla nostra civiltà, i
prodotti necessari per soddisfare i loro nuovi
bisogni e le loro nuove esigenze e conseguentemente
altre vie e sbocchi si aprono per le nostre
industrie dove possiamo vincere, senza troppi
sforzi la sempre più invadente concorrenza
straniera».
La cultura della grafica e del cartellone pubblicitario
nel corso degli anni Trenta conquistava nuovi
spazi e aggiornava il suo linguaggio sugli stimoli
delle proposte di respiro internazionale che
venivano dalla Triennale di Milano, affidata
alla direzione artistica di Mario Sironi, che
in quegli anni aveva abbandonato la pittura
da cavalletto e abbracciato l’ideale di
un’arte “pubblica” e al servizio
della comunicazione. La grafica pubblicitaria,
incoraggiata dal regime, ebbe la sua consacrazione
nel 1936 della Prima mostra nazionale del Cartellone
e della Grafica pubblicitaria [25].
Tra dibattiti e polemiche sanciva l’aggiornamento
del linguaggio della pubblicità, con
le contraddizioni di un regime che promuoveva
la comunicazione ufficiale per la politicizzazione
delle masse e contemporaneamente consentiva
l’apertura al mondo dei consumi di matrice
americana. In Brindisi, negli stessi anni, giungeva
la pubblicità dei prodotti chimici per
l’agricoltura della Montedison; in particolare
la copertina dell’opuscolo in catalogo
utilizza una grafica essenziale che utilizza
un lettering rinnovato e il collage fotografico
e pochi colori e “ruvidi”. Nel 1934
la proposta della ditta Scarano di Bari, responsabile
per la Fiera del levante del coordinamento dell’allestimento
artistico e pubblicitario è affidata
a una carta intestata d’impatto, dove
un segno grafico dinamico è tracciato
sullo sfondo dei complementari rosso e verde
[26].
Timidi segni di queste trasformazioni si riscontrano
anche nell’industria locale. Nel 1936
la carta intestata della ‘Società
Anonima Cantieri d’Aeroporto’, la
futura SACA, mostra un elemento nuovo: il logo.
Nel 1937, anche i bottai Di Giulio mostrano
di far riferimento a un linguaggio più
aggiornato: un logo geometrico su fondo retinato,
la grafica sintetica e un attento studio dei
colori sostituiscono le figurazioni monocromatiche
degli anni precedenti.
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1934,
Bari. Nota della ditta Scarano al Consiglio
Prov.le dell’Economia di Brindisi |
[1932,
Milano]. Cartello di propaganda della
V Triennale di Milano (IV.47) |
Dal 1933,
il monumento al Marinaio d’Italia sullo
sfondo identifica nelle vedute il porto di Brindisi:
nel 1938 Fortunato Depero sviluppa l’illustrazione
della provincia di Brindisi rielaborando graficamente
la sagoma del monumento al Marinaio d’Italia
e nel 1939 il volume celebrativo Puglia in Linea
consacra alcune imprese legate ai comparti agricoli
tradizionali, l’industria aereonavale
e la Montecatini [27].
1938, Illustrazione per
la provincia di Brindisi di F. Depero
|
Note
e riferimenti
- Papers The InSEA
European Congress 21.-24.6.2010 Traces:
Sustainable art education, InSEA Rovaniemi
in CD rom
- Mario Prayer (1887-1959),
cfr. L. SEMERARI, Aula Magna, Università
degli Studi, Bari 2000
- 1927- 2007. L’amministrazione
della Provincia di Brindisi, a cura
di C. PASIMENI, catalogo della mostra
documentaria, Brindisi, Hobos Edizioni,
2009
- Questa problematica
è analizzata in R. ALAGGIO,
Brindisi medievale, Napoli, Editrice
Scientifica, 2009. Cfr. anche C. PASIMENI,
L’identità imposta, in
ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI - ORDINE
DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI
BRINDISI, Brindisi 1927-1943. Da capoluogo
a capitale. I progetti, le architetture,
catalogo della mostra, Brindisi, Editrice
Alfeo, 1994, pp. 13-29
- Cfr. A. Flora (1863-1952) Pittore
e idealista, a cura di Massimo Guastella
e Rita Caforio, catalogo della mostra,
Locorotondo editore, Latiano 2008.
Flora era vicino ai ceti imprenditoriali
e ne aveva interpretato l’etica
e le aspirazioni dipingendo nel 1907
le attività dell’azienda
e l’Allegoria del commercio
per i commercianti Spinola di Gallipoli
e nel 1911 l’esaltazione del
lavoro e della libera impresa nell’allegoria
L’iniziativa Vittoriosa per
l’industriale Capozza di Casarano:
a tal proposito cfr. la tesi di specializzazione
di Giovanni Maria Bozzi, Agesilao
Flora, l’opera decorativa, Università
Cattolica di Milano, Scuola di Specializzazione
in Storia dell’Arte, a.a. 1994-1995.
- Il Castello di terra presenta la
sopraelevazione sul baluardo di nord
ovest, realizzata nel 1872, cfr. ARCHIVIO
DI STATO DI BRINDISI - UNIVERSITA’
DI CHIETI – COMANDO MARINA MILITARE
BRINDISI, Il castello, la Marina,
la città, catalogo della mostra
documentaria, Galatina, Congedo, 1998,
p. 148
- Raffaele Rubini (1817-1889), titolare
della cattedra di matematica all’università
di Napoli, era rientrato a Brindisi
nel 1870. I primi biografi riportano
la sua attività di pittore
(cfr. P. CAMASSA, Guida di Brindisi,
Brindisi, Tip. Ragione, 1910). Il
dipinto, olio su tela, non firmato
e di medie dimensioni, è conservato
dagli eredi che ne tramandano l’attribuzione
- Cfr. Il patrimonio industriale marittimo
di Terra d’Otranto. L’Arsenale
militare di Taranto, i porti e i fari,
a cura di R. COVINO e A. MONTE, Roma,
Viella, 2008, in particolare alle
pp. 47-60. Un’accurata descrizione
del porto di Brindisi e della sua
storia è in V. A. CARAVAGLIOS,
Il porto di Brindisi. Illustrazione
storica, geografica, tecnica, economica,
corporativa, statistica e tariffaria,
Napoli, 1942
- La bibliografia sui manifesti storici
e sulla storia della grafica pubblicitaria
è amplissima: utili strumenti,
per l’ampio apparato di immagini,
per l’accurata ricostruzione
storica, i confronti col panorama
artistico italiano e internazionale,
la bibliografia e le biografie degli
artisti sono i recenti: Pubblicità
e arte, grafica internazionale dall’affiche
alla Pop Art, a cura di Claudio Salsi,
Skira, Milano 2007 (con manifesti
della raccolta Bertarelli di Milano)
e L’arte della Pubblicità.
Il manifesto italiano e le avanguardie
1920-1940, Silvana ed., Milano 2008
(con manifesti provenienti dalla Massimo
& Sonia Cirulli Archive con sedi
a Bologna e New York). Agili risorse
in rete al sito http://manifestostorico.xoom.it,
che offre un repertorio di 22.000
immagini on line
- Cfr. A. ALBERTI, Le origini della
moderna comunicazione commerciale
in Italia attraverso le riviste specializzate
negli anni venti, in Pubblicità
e arte, pp. 95-107
- Achille Mauzan (1883-1952), disegnatore
e illustratore francese, lavora tra
Torino e Milano dal 1909 prima nel
campo dell’illustrazione cinematografica
e poi nella nascente industria pubblicitaria:
M. CARNEVALE-MAUZAN, Les posters de
Achille Mauzan 1883-1952, catalogue
raisonne, s.n. 2001. Da segnalare
nella Collezione Salce la presenza
consistente delle opere di Achille
Mauzan (400): A.L. Mauzan cartellonista
degli anni ruggenti. Manifesti della
Collezione Salce, a cura di E. MANZATO,
Canova ed., Treviso 1983
- Cfr. Una realtà imprenditoriale
pugliese: Il Saponificio G. S. L’Abbate
di Fasano. Inventario dell’archivio,
a cura L. A. LUCCHI, Noci (BA), Newdata,
2008
- Cfr. La Réclame in Puglia.
Come comunicava l’impresa tra
la fine dell’Ottocento e gli
anni Trenta, a cura di P. DE LISO
e A. DELL’AQUILA, catalogo della
mostra (Bari, 18 febbraio-10 marzo
1993, Fiera del Levante), Bari 1993
- Cfr. in particolare la sottoserie
Carteggio con le ditte dell’Archivio
L’Abbate, in Una realtà
imprenditoriale pugliese,…cit.
- Luigi Bompard (1879-1953) pittore
e illustratore bolognese, opera a
Bologna e, dopo la Prima guerra, a
Roma: si veda Vagabondaggi di una
matita. Luigi Bompard, Opere dalla
collezione di Gabriella Mencacci,
a cura di M. PESCATORI, Roma, GM,
2004.
- S. GUNDLE, Un Martini per il duce,
in L’arte della Pubblicità,
cit , pp.46-70
- A. MONTE – V. PENNETTA, Il
patrimonio industriale di San Pietro
Vernotico: le fabbriche del vino,
Lecce, Edizioni del Grifo, 2009; A.
MONTE. A. M. STAGIRA, La distilleria
De Giorgi a San Cesario di Lecce da
opificio a monumento. Conoscenza,
conservazione, valorizzazione, Perugia,
2007.
- Fiscoli e muscoli. Archeologia industriale
nel Salento leccese, Lecce, Capone,
1998; A. MONTE, Storte e alambicchi,
l’industria della distillazione
a San Cesario di Lecce, Lecce, Manni,
2000.
- Su 146 espositori, in gran parte
aziende del territorio leccese, erano
presenti per la città di Brindisi
le «industrie agricole»
dell’Unione vinicola brindisina,
di Simone Skirmut, produttore di vini
e di Eduardo Musciacco produttore
di fichi secchi.
- Le esposizioni torinesi 1805 -
1911. Specchio del progresso e macchina
del consenso, a cura di U. LEVRA e
R. ROCCIA, edito nel 2003 dall'Archivio
Storico della Città di Torino.
http://www.comune.torino.it/archiviostorico/mostre/expo_2003/index.html
- Cfr. lettera del 26 aprile 1906
dell’impresario Luigi Cantagalli
al Comune di Brindisi e successiva
documentazione in AS BR, Archivio
storico del Comune di Brindisi, cat.
15, cl. 2, b. 2, f. 12
- Il diploma è conservato nell’Archivio
Colosso di Ugento: si veda A.MONTE
e I. MONTILLO, Il sito industriale
di Adolfo Colosso a Ugento: tra storia
e patrimonio, Perugia, Crace, 2009.
A Treviso si andava formando, dal
1895, la collezione di Nando Salce,
dove sono ampiamente rappresentati
i cartellonisti, italiani e stranieri,
che hanno contribuito allo sviluppo
della grafica pubblicitaria. La collezione
è oggi patrimonio dello Stato
italiano e affidata ai Musei Civici
di Treviso. Cfr. Cento anni di manifesti:
la collezione Salce compie un secolo,
Treviso, Canova, 1996; Signor Salce:
un collezionista di manifesti, la
sua citta, la sua raccolta, a cura
di T. BASSO e A. CASON, Treviso, Celio
libri, 1997.
- Adolph Hohenstein (1854-1928), di
origine russa, operò a Milano
nelle Officine Ricordi (di cui divenne
il direttore artistico) con Leopoldo
Metlicovich (1868-1944). Entrambi
autori di famosi manifesti per il
teatro lirico e aziende di rilievo
nazionale, con Marcello Dudovich (1878-1962),
furono i protagonisti della nascita
del manifesto pubblicitario in Italia.
Per la biografia degli artisti e la
bibliografia si veda la nota 9
- Cfr. E. LENZI, M. G. MANCARELLA,
Monumento al Marinaio, in ARCHIVIO
DI STATO DI BRINDISI - ORDINE DEGLI
ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI BRINDISI,
Brindisi 1927-1943. Da capoluogo a
capitale. I progetti, le architetture,
catalogo della mostra, Brindisi, Editrice
Alfeo, 1994, pp.125-139.
- A. VILLARI, Il segno delle avanguardie.
I manifesti e l’Italia “
moderna” 1920-1940, in L’arte
della pubblicità, citato.
- Lettera al Consiglio Provinciale
dell’Economia di Brindisi, 15
giugno 1934, in AS BR, Camera di Commercio,
n.p. 741
- Illustrazione per la provincia di
Brindisi di F. Depero, in I dopolavori
aziendali in Italia, Roma, XVI, edito
dalla Direzione generale dell’O.N.D.
in occasione del Congresso mondiale
del Dopolavoro, Novara,De Agostini,
1938, t.f.t
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A
lato la locandina della mostra"QUI…dove
la terra finisce e il mare
comincia: memoria e immagine
dell’impresa"
allestita con il patrocinio
del Comune di Brindisi nelle
sale espositive dell’ex
Corte d’Assise dal 10
aprile al 14 maggio 2011,
con il contributo di Union
Camere, Camera di Commercio
di Brindisi, Confindustria
Brindisi.
L’allestimento degli
apparati didattici e le attività
educative sono state ideate
dalla prof.ssa Giovanna Maria
Bozzi e realizzate dal gruppo
di lavoro composto da docenti
e allievi del Liceo Artistico
“E. Simone” di
Brindisi.Il progetto di Ricerca
fa parte dell’attività
di studio dell’INAB
– CNR di Lecce nell’ambito
del GAE: Conoscenza e valorizzazione
del patrimonio industriale
del mezzogiorno d’Italia.
Catalogo della mostra a cura
di Elena Lenzi e Maria Ventricelli
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della Provincia di Brindisi
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