Monumenti - LE ISOLE PEDAGNE
Lembi di roccia
sparpagliati con ordine davanti all’ingresso
del porto di Brindisi, una vera a propria diga
naturale dove non mancano biodiversità
di un certo interesse. E’ questo l’arcipelago
delle Pedagne, un gruppo di sei isolotti che
proteggono dall’esterno il porto della
città: Pedagna Grande,
Giorgio Treviso, Monacello,
La Chiesa, Traversa
le più meridionali ed attualmente tutte
ricadenti in zone militari, e l’isola
di Sant’ Andrea, la più
grande, su cui sorgono il Castello Alfonsino
e il Forte a Mare.
Elaborazione da Google
Maps
Sant'Andrea,
l'isola più importante per la sua posizione
strategica, ha da sempre assunto un ruolo determinante
a difesa della città e dell’Europa
cristiana dagli attacchi ottomani. Il suo antico
nome era Bara, termine di origine orientale
o forse ebraica, già celebre in tempi
antichi, infatti è stata citata da alcuni
autori latini e greci, come Appiano, Cesare,
Plinio, Mela e Lucano. Durante la guerra civile
tra Giulio Cesare e Gneo
Pompeo Magno (marzo del 49 a.C.), l’isola
fu al centro degli scontri tra le truppe dei
due rivali, in particolare il pompeiano Libone,
con una flotta di cinquanta navi, occupò
l'isola per utilizzarla come base d'attacco
per favorire la difesa degli “optimates”
di Pompeo e per spaventare i vicini presidi
della cavalleria di Cesare. A sua volta fu però
assediato da Marco Antonio che, impedendogli
di rifornirsi di acqua potabile, lo costrinse
a fuggire (leggi
la storia).
Isola santandrea (ph.
Gruppo Archeo BR)
Il nome di
Sant’Andrea venne assunto nel medioevo,
quando nel 1059 l’arcivescovo di Brindisi
Eustachio la donò ai baresi Melo e Teudelmanno
perché vi costruissero un monastero benedettino
dedicato a sant’Andrea. Alcuni resti attribuiti
all’antico edificio sacro, tra cui gli
imponenti capitelli della chiesa, sono esposti
nel Museo cittadino di piazza Duomo, altri manufatti
furono riutilizzati nel XVI secolo per la costruzione
della porta maggiore della chiesa del Carmine,
situata nei pressi di Porta Mesagne, probabilmente
faceva parte dell’ornamento anche quel
frammento dell’architrave in marmo decorato
con foglie d’acanto ora visibile all'interno
del Calvario. Si ipotizza che quel grande blocco
di marmo che giace al margine di Porta Mesagne,
un tempo utilizzato come paracarro, poteva essere
la base per un leone stiloforo messo a guardia
del portone di ingresso dell’antica chiesa
di San’Andrea. I Normanni prima e gli
Angioini successivamente eressero sull’isola
delle strutture da utilizzare come luogo di
vedetta, e con il crescente pericolo di attacchi
da oriente, dal 1481 si iniziò l’edificazione
del Castello, mentre le fortezze si completarono
nel 1558 con la costruzione del Forte, con gli
alloggiamenti dei soldati ubicati lungo i tre
bracci della piazza d'armi. Per una migliore
difesa delle postazioni militari, l’isola
nel tempo è stata divisa artificialmente
in tre parti: la zona più a sud è
quella dove sorge il Castello Alfonsino, staccata
dall'area centrale dove vi è il Forte
dall'apertura della darsena, quindi la porzione
più a nord, denominata Lazzaretto, separata
all’epoca con l'ampio taglio della roccia
che diete vita al cosiddetto “canale vicereale”.
Su quest’area nel 1934 fu installata la
batteria di cannoni detta "Pisacane".
Fotogallery
(ph. Gianluca Saponaro) - clicca per ingrandire |
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1 - Semicapitello corinzio
in marmo ottenuto con il riutilizzo
di un epigrafe latina del periodo imperiale,
provieniente dal monastero di S. Andrea
all'isola
2 - Semicapitello corinzio in marmo
ottenuto con il riutilizzo di un epigrafe
latina del periodo imperiale, provieniente
dal monastero di S. Andrea all'isola
3 - Semicapitello in marmo con arieti,
probabilmente provieniente dal monastero
di S. Andrea all'isola (XI-XII secolo)
4 - Semicapitello in marmo con volatili
affrontati al ramo di palma, probabilmente
provieniente dal monastero di S. Andrea
all'isola (XI-XII secolo)
5 - Frammento di architrave in marmo
a motivi vegetali, probabilmente provieniente
dalla Chiesa del Carmine (oggi visibile
presso il Calvario).
6 - Blocco in marmo nei pressi di Porta
Mesagne, probabilmente la base di un
leone stiloforo una volta all'ingresso
della chiesa di Sant'Andrea all'isola. |
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L’isola
di Pedagna Grande è
la seconda in ordine di superficie ed è
collegata alla terraferma da una diga lunga
circa 500 metri che chiude il “Passaggio
dei Trapanelli”; l’isola
è utilizzata come zona di addestramento
e base operativa del Reggimento San
Marco, unità militare di fanteria
da sbarco della Marina Militare Italiana ed
eccellenza delle forze armate italiane che ha
festeggiato i suoi cento anni di attività
nel 2019. Qui nel 1916 iniziarono i lavori per
la realizzazione della batteria militare “Fratelli
Bandiera”, uno degli imponenti
dispositivi difensivi realizzati in occasione
del primo conflitto mondiale ed armati con potenti
cannoni da 381 millimetri.
La più
a nord del gruppo è l’isola Traversa,
un piccolo affioramento roccioso sormontato
da una torre “cilindrica bianca in muratura
con lanterna poligonale”, ovvero il faro
alto diciotto metri della portata di circa tredici
miglia, avviato al funzionamento dal Genio Civile
nel febbraio del 1861, due anni dopo il suo
completamento costato 75.222 lire. All’epoca
era un faro di V ordine “con lenti piane
verticali per i lampi” alimentato a petrolio,
dal 1915 divenuto fanale a lampi rossi, che
consentiva ai naviganti di identificare facilmente
l’imboccatura del porto e quindi evitare
possibili collisioni con gli isolotti della
zona; era custodito da tre fanalisti che si
avvicendavano tra loro, interessandosi anche
della manutenzione. Sono ancora presenti gli
alloggi dei guardiani con cinque stanze e due
cucine, oggi in completo degrado.
Il faro sull'isola Traversa
Sull’isolotto
chiamato La Chiesa vi è
la cosiddetta Grotta dell’Eremita,
con all’interno affreschi ora del tutto
illeggibili e compromessi, ritenuti riferiti
alla rappresentazione della Natività.
La chiesa in grotta di rito greco era utilizzata
da un religioso che aveva deciso di condurre
una vita solitaria nel vano utilizzato a dormitorio,
vicino al quale era stato creato un sistema
per la raccolta e conservazione delle acque
piovane. L’insediamento era collegato
con il monastero benedettino dell’isola
di sant’Andrea.
Le altre
due isole, sempre di proprietà del demanio
militare, sono Monacello, un
vero e proprio scoglio affiorante di soli seicento
metri quadrati sprovvisto di vegetazione, situato
tra gli isolotti di Traversa e La Chiesa, e
Giorgio Treviso, un’isola
piatta e a forma allungata della superficie
di poco più di duemila metri quadrati,
con scarsa vegetazione a crescita bassa.
L’etimologia
dell’area, che racchiude tutto l’arcipelago
una volta conosciuta come la Rada del porto
esterno, potrebbe derivare dal latino pedanea(m)
ovvero “piede”, in riferimento alla
forma delle isole di sant’Andrea e Pedagna
Grande simili all'impronta di un piede, il termine
potrebbe anche riferirsi ad un antico scritto
locale dove si legge: “…da Popoli
nostri son chiamate Pedagne, forse perché
dall’una all’altra più vicina,
per esser molto basso il mare, vi può
alle volte il Pescatore passare a piedi“.
Secondo il prof. Carito vi
è una diversa ipotesi che “lega
la denominazione ad altra, simile, ellenica
e ai rapporti fra l’area egea e il Salento
in età protostorica: il toponimo moderno
sembra infatti rinviare a quello, antico, che
designa un altro gruppo di isole, poste nei
pressi dell'estremità meridionale dell'Eubea,
non lungi dal promontorio Geraistos: le Petaliae.
La coincidenza non sembra fortuita. Ritorniamo
così alla terra dove si trovava la città
di Calcide, legata anche nel nome al mondo dei
metalli”.
Per pedagna s’intende inoltre l’appoggio,
su cui posano i piedi dei galeotti che tirano
il remo “quando vogano avanti”.
Tutto intorno
i bassi fondali, ben visibili attraverso l’acqua
trasparente, brulicano di vita e di colori,
una zona particolarmente frequentata da pescatori
ma anche da alcuni amanti dello snorkeling:
questi segnalano che già dopo pochi metri
dalla spiaggia prospiciente l’isola di
Pedagna Grande, a pochi centimetri di profondità
del mare, esiste una flora e fauna marina molto
persistente, con paesaggi marini particolari
che passano da enormi distese di prateria di
Posidonia oceanica, uno degli elementi che indica
l’esistenza di un efficace e continuo
riciclo di acqua e anche un basso inquinamento
marino nonostante la vicinanza dell’ampia
area industriale, a scogliere pieni di alghe
brune, mitili e pesci di varie specie.
Un luogo di mare da visitare assolutamente.
Testo
di Giovanni Membola per Il 7 Magazine
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1. Il Forte a Mare e il Castello Alfonsino
sull'isola di Sant'Andrea (ph. Damiano Tasco 2005)
2. Le isole Pedagne dall'alto (ph. Damiano Tasco
2005)
3. Le isole Pedagne dall'alto (ph. Giovanni Membola
2005)
4 e 5. Il faro sull'isola Traversa (dal web)
6. Il faro sull'isola Traversa (ph. Damiano Tasco
2003)
7. Isola La Chiesa, Grotta dell'Eremita, tracce
di affresco della Nativitą [4]
8 e 9. Isola La Chiesa, Grotta dell'Eremita [4]
10. Pedagna Grande. Batteria Fratelli Bandiera [3]
11. Pedagna Grande. Batteria Fratelli Bandiera [3]
12. Isola di S.Andrea, Lazzaretto. Batteria Pisacane
[3] |
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BIBLIOGRAFIA
- G. Carito, Brindisi:
Nuova Guida, Brindisi, 1993.
- P. Camassa, Guida
di Brindisi, Brindisi, 1910.
- M. Marinazzo, I
sistemi difensivi moderni nella piazza di Brindisi;
in Dal mare… verso il mare, Ordine
degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti
e Conservatori della Provincia di Brindisi,
Brindisi, 2005.
- A. Chionna, Gli
insediamenti rupestri della provincia di Brindisi,
Schena Editore, 2001.
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