LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
QUANDO RE FERDINANDO
SOGGIORNO' A BRINDISI
Nella primavera del 1797 il sovrano dei Borbone
fu ospitato a Palazzo Montenegro, quando volle verificare
di persona lo stato dei lavori al porto. Rimase molto
incuriosito dal ballo della taranta
È l'esempio
più notevole di edilizia civile barocca della
città. Ma è stata anche la dimora prediletta
di ospiti illustri e sovrani. Il sobrio ed elegante
Palazzo Montenegro, realizzato nella seconda metà
del XVII secolo sul lungomare del porto interno dalla
ricca famiglia Petrovich, è l'edificio più
rappresentativo del passato di Brindisi, protagonista
privilegiato di 400 anni di storia della città.
Per l'invidiabile posizione e per la sua nobiltà,
è stato scelto più volte come luogo di
soggiorno da politici, intellettuali e potenti. Qui
hanno alloggiato anche regnanti come Ferdinando di
Borbone e Gioacchino Murat, il primo venne
in visita a Brindisi nella primavera del 1797, mentre
il Re di Napoli nonché cognato di Napoleone Bonaparte,
nell'aprile del 1813.
Palazzo Montenegro
Il sovrano della dinastia
dei Borbone è salito al trono con il nome di
Ferdinando IV dal 1759 al 1815 e come Ferdinando I dopo
l'unificazione delle due monarchie nel Regno delle Due
Sicilie, restandoci sino al 1825. La sua lunga autorità
è stata caratterizzata da "atteggiamenti
e posizioni non omogenei, perché influenzati
dai diversi uomini politici che lo circondarono"
(S. De Maio, 1996). Fu per suo volere che si intrapresero
i primi provvedimenti necessari al miglioramento delle
condizioni di vita nella nostra città, con gli
interventi progettati e diretti dall'ufficiale del Genio
dell'esercito Andrea Pigonati, lavori che ebbero inizio
il 4 marzo del 1776 e conclusi due anni e mezzo dopo.
Purtroppo, gli evidenti errori commessi dell'ingegnere
nel progettare l'imbocco del porto, causò nel
giro di pochi anni il progressivo intasamento dell'apertura
e la conseguente ricomparsa delle malattie malariche.
Ferdinando dovette così agire nuovamente al fine
di "restituire l'antico splendore alla città
di Brindisi colla riduzione del suo celebre porto, e
col bonificamento dell'aria in beneficio dell'agricoltura,
e del commercio".
Affidò nel 1789 le opere di risanamento igienico
sanitario a Carlo Pollio e Carlo Forte. I lavori si
protrassero per ben nove anni, ma anche in questo caso
non sortirono gli effetti sperati. Sicuramente l'unico
intervento utile fu l'apertura della via Carolina (in
onore della regina Maria Carolina d'Asburgo,
oggi Corso Garibaldi), conseguente l'eliminazione del
canale della Mena.
Ritratti di Maria Carolina e
Ferdinando IV di Borbone
Alle dieci e mezza
del 26 aprile 1797, Ferdinando IV giunse a Brindisi
per ispezionare di persona lo stato dei lavori, nell'occasione
venne accolto dagli "applausi del popolo"
e ospitato nel raffinato Palazzo Montenegro, descritto
nel suo diario come "una casa molto bella e
ben situata sul porto". Il re proveniva da
Lecce, dove soggiornava dalla sera del 22 aprile, e
durante il breve tragitto che lo condusse alla prestigiosa
dimora, non rimase certo impressionato da ciò
che vide se nelle sue memorie definì Brindisi
"città non bella".
Nell'edificio seicentesco, oggi residenza del Prefetto,
gli venne offerta una ricca colazione e vi rimase durante
la "forte tropea sopravvenuta con tuoni e dirotta
pioggia". Finito il maltempo, fu condotto a
bordo di una lancia a verificare i lavori nel porto
interno ed esterno, "accompagnati da molte barche
cariche di gente e dagli applausi di tutto il popolo".
Secondo una cronaca dell'epoca avrebbe mostrato estremo
interesse per quest'opera, e "volle di persona
visitarla, osservando tutto minutamente, e scandagliando
di sua mano i fondi del nuovo canale".
Palazzo Montenegro. Salone principale
Alle due e mezza,
dopo essere rientrato al Palazzo, il longilineo sovrano
(era alto circa un metro e novanta) ripartì diretto
a Mesagne, una visita auspicata e decisamente voluta
dal marchese Vincenzo Imperiali, signore del
fedele borgo di Terra d'Otranto, che volle ospitare
il monarca nell'antico castello. Dell'illustre passaggio
resta un ritratto di scuola napoletana del giovane Ferdinando
(olio su tela, 100 x 73 cm), oggi affisso nella sagrestia
della chiesa parrocchiale di Sant'Antonio, che secondo
alcuni studiosi potrebbe intendersi un omaggio del Borbone
per l'accoglienza ricevuta.
Il viaggio "nelle tre Puglie" di "re
nasone" era iniziato il 14 aprile con una serie
di tappe (Foggia, Gravina, Taranto, Lecce, Otranto,
Brindisi, Bari e Barletta) per poi ritornare a Foggia,
nella cui cattedrale si sarebbero celebrate le nozze
del figlio Francesco, duca di Calabria ed erede al trono,
con la principessa Maria Clementina d'Austria.
La regina ed il principe ereditario, accompagnati anche
dall'ambasciatore austriaco e da alcuni cavalieri, raggiunsero
il re nella notte del 3 maggio direttamente a Lecce.
Dopo alcuni giorni di permanenza, a dispetto degli intenti
iniziali, il sovrano ripartì dalla sede dell'Udienza
di Terra d'Otranto l'8 maggio alla volta di Brindisi,
mentre la regina ed il figlio ripresero il cammino,
il giorno successivo, alla volta di Taranto.
Il ritratto del giovane Ferdinando
conservato nella chiesa di S.Antonio in Mesagne
Ferdinando, quindi,
tornò ancora da solo nella nostra città
"felicemente alle undici" e si intrattenne
con i "signori del paese fino a mezzogiorno",
pranzando insieme a loro nella suggestiva sala del palazzo
ubicato sul lungomare. Dopo un breve riposo, alle quattro
e mezza del pomeriggio volle uscire a piedi per controllare
tutte le opere sul lungomare, quindi ad incontrare "signori
e signore del paese, goduto dell'illuminazione del porto,
molto bella e di un fuoco artificiale in acqua mediocre",
riportò sul suo diario. Sempre sulla cronaca
brindisina si legge: "da quelli che furono presenti
al fatto abbiamo saputo com'egli con sarcastiche similitudini
amaramente si dolse della troppa piccolezza delle camere
del nuovo lazzaretto" che si stava realizzando
dov'era la "fortificazione chiamata lo Scorciatoio",
sito dell'attuale stazione marittima.
Palazzo Montenegro. Atrio interno
Gli capitò
inoltre di vedere danzare "curiosissimamente"
alcune persone, riferendosi alla taranta. È proprio
questa nota documentale, insieme alle osservazioni fatte
alcuni anni prima dal Pigonati, a rappresentare le più
antiche testimonianze scritte sul tipico ballo salentino
di cui si ha finora conoscenza. Del rituale fu testimone,
alcuni mesi dopo, pure lo scrittore francese Antoine
Laurent Castellan, di passaggio da Brindisi nel
suo "Grand Tour" europeo, e raccontato poi
nel volume "Lettres sur l'Italie".
Poi con una barca lo portarono a vedere il "forte
di mare, girandoci attorno attorno. E poi venuto a terra,
presa la santa benedizione alla Cattedrale"
fece ritornò nella casa dei Montenegro "all'Avemaria",
dove si fermò per riposare e scrivere alla moglie.
In questa missiva annotò, risentito: "dopo
tante premure fattemi perché qui pernottassi,
pochissima gente ho visto arrivando e quei pochi altrettanto
poco applauso mi hanno fatto. Penso che non mi aspettavano
così presto". Anche al momento della
partenza da Lecce, al mattino, Piazza Duomo era stata
insolitamente vuota e desolata. Il sovrano, dal carattere
stravagante e irascibile, era molto attento alla presenza
del popolo e alle calorose manifestazioni in suo onore,
mostrando apertamente la sua irritazione se ne avvertiva
la mancanza.
Ferdinando IV alle nove e mezza, dopo aver cenato, "scritto
e spedito a Napoli", andò a letto. "Tempo
stupendo" annotò sul diario. Il mattino
dopo ripartì per Monopoli.
Giovanni
Membola
per Il 7 Magazine n. 305 del 09/06/2023
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