LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA
STORIA ROMANTICA DELLA
STAZIONE MARITTIMA DI BRINDISI
(1870-2006)
Due vite in 136 anni, lo scalo ha visto transitare
reali, politici e milioni di turisti diretti in Grecia
Dopo ben centotrentasei
anni di esercizio, nel 2006 la linea ferroviaria che
univa la Stazione Centrale con quella Marittima venne
ufficialmente dismessa.
Le opere erano state completatenel 1870, cinque anni
dopo l’inaugurazione formale della tratta ferroviaria
Brindisi – Bari avvenuta il 25 maggio 1865 con
la solenne cerimonia alla quale presero parte i principi
Umberto ed Amedeo di Savoia. Quello
stesso anno si era già pensato di prolungare
la linea ferrata sino al porto, passando da Ponte Piccolo
(nei pressi di Porta Lecce) e attraversando il Seno
di Levante, un collegamento ritenuto necessario per
lo sviluppo commerciale dell’intera zona portuale.
Con decreto prefettizio del 6 maggio 1865 tutti i terreni
interessati all’attraversamento della strada ferrata
furono dichiarati di pubblica utilità, quindivennero
espropriati contestualmente all’avvio dei rilievi
planimetrici curati delle Strade Ferrate Meridionali.
La stazione marittima di Brindisi
nel 1902
In quegli anni regnava
un clima di grande euforia, si assisteva ad una serie
di importanti e frenetici lavori in considerazione della
reale possibilità di far attraccare nel porto
brindisino i piroscafi della società di navigazione
britannica Peninsular and Oriental Steam Navigation
Company, ovvero la famosa Valigia delle
Indie, che transitò per la prima volta
il 25 ottobre del 1870. Venne anche realizzata una “larga
strada” per congiungere la stazione ferroviaria
centrale al porto, denominata inizialmente via Carolina
che poi nel 1882 diventerà il Corso Garibaldi.
Tutto ciò portò un indubbio vantaggio
alle operazioni portuali d'imbarco e sbarco, che avvalorarono
le speranze di sviluppo del ruolo di Brindisi nel traffico
marittimo destinato verso paesi dell'Est,agevolato dall’apertura
del canale di Suez avvenuta nel 1869.
Nel giro di pochi anni Brindisi divenne "vestibolo
principale all'Europa verso Oriente", come
aveva già previsto il nostro concittadino e cartografo
Benedetto Marzolla, la popolazione
in soli venti anni raddoppiò e la città
entrò nell’immaginario di molti scrittori
ed intellettuali europei, in una atmosfera entusiasta
e gioiosa così descritta da Ferrando
Ascoli: "nei giorni di domenica, di
mercoledì e di venerdì, all'arrivo dei
postali, Brindisi è tutta un movimento. I forestieri
corrono, in vettura, alla stazione della ferrovia, da
quella vengono alla Marina. Dei barcajuoli altri attendono
alla banchina, altri dirigono per i piroscafi, ed altri
ne tornano. Le calate cambiano d'aspetto per la quantità
e la varietà delle merci che in bell'ordine vi
si depongono. l carri si incrociano nella via della
Marina e nel corso Garibaldi con le vetture. Tutto è
lavoro, allegria. Tutti guadagnano. A Brindisi non è
miseria [...]. Due ponti in legno appositamente
costrutti, mettono tosto il piroscafo in comunicazione
con la banchina. I passeggieri per l'uno e le valigie
per l'altro discendono [...]. Tu vedi d'ogni
foggia vestiti; il lusso europeo e la semplicità
indiana. Tu vedi la razza mongolica e quella caucasica.
Le principali lingue europee ti feriscono il timpano
con le loro dissonanze. l cocchieri offrono le loro
vetture ai passeggieri, pronunciando in modo orribile
qualche parola inglese e dimenandosi smorfiosi".
Purtroppo nel giro di qualche decennio la situazione
mutò negativamente, le esigenze del porto e il
suo adeguamento a questo tipo di traffico internazionalefurono
trascurate, così la compagnia britannica decise
diritornare nel porto francese di Marsiglia.
La prima stazione marittima di
Brindisi
La caratteristica
ed elegante stazione marittima, ormai vecchia, angusta
e insufficiente alle necessità, venne completamente
trasformata su iniziativa del Sindacato Magazzini
Portuali durante la seconda metà degli
anni Trenta del Novececento, quando il governo fascista,
dopo ripetute richieste da parte della Autorità
locali, decise di spostare sulla sponda opposta del
porto la fabbrica di mattonelle di carbone della “Carbonifera
Raggio”, liberando lo spazio necessario
all’ampliamento dello scalo, alla realizzazione
dei pertinenti magazzini generali di deposito, che però
non furono mai costruiti, e della banchina rettilinea
lunga più di quattrocento metri. Il nuovo progetto
venne redatto e presentato al Ministero dei Lavori Pubblici
dall’ingegner Rocco Manzo e dall’architetto
Gaetano Rapisardi, i lavori vennero
affidati alla ditta Bechelli di Bologna,
che avviò la costruzione della nuova stazione
marittima il 4 dicembre 1936 e in meno di quattro anni
portò a termine l’opera commissionata (30
giugno 1940).
Il compianto prof.
Giuseppe Andriani racconta che “la
nuova stazione disponeva di alcuni immensi saloni adibiti
a sale d’attesa dei passeggeri, che potevano accedere
direttamente alle navi attraccate alla banchina sottostante
mediante appositi ponti meccanici, come nelle stazioni
marittime di Napoli e Genova. Ospitava numerosi uffici,
come quelli della Capitaneria di Porto, della Dogana,
della Milizia Portuaria, della Pubblica Sicurezza, della
Sanità; non mancavano uffici delle Ferrovie dello
Stato, delle Poste e dei Telegrafi, dell’Ente
Provinciale del Turismo e dei servizi portuali (piloti,
ormeggiatori, portabagagli, ecc.)”.
Un nuovo binario ferroviario collegava la stazione appena
completata con quella centrale e con l’intera
rete ferroviaria nazionale gestita delle Ferrovie
dello Stato, che però funzionò
a pieno ritmo solo dopo la fine del secondo conflitto
mondiale, infatti già il 23 ottobre del 1940
una parte dell’edificio venne adibito a posto
di ristoro per le truppe dell’esercito italiano
in attesa di imbarco, mentre dopo l’armistizio
firmato l’8 settembre del 1943,i locali della
stazione furono requisiti dalle milizie alleate di stanza
a Brindisi.
La stazione marittima di Brindisi
negli anni '50
Un treno sul lungomare del porto
di Brindisi
Anche se il traffico
ferroviario su questa linea non è mai stato particolarmente
intenso, i convogli da qui transitati hanno comunque
lasciato il segno nella storia delle strade ferrate:
nella seconda metà degli anni Sessanta il diretto
Milano-Brindisi Marittima ebbe particolare successo
tra i viaggiatori grazie al servizio auto-cuccette con
ben quattro carri per il trasporto di autovetture "bagaglio
a seguito", che qui utilizzava la tipica rampa
di carico-scarico delle vetture.
E’ rimasto nella memoria dei brindisini e di tanti
viaggiatori europeiil mitico "Parthenon",
l’espresso estivo Parigi Gare de Lyon - Brindisi
Marittimavia Losanna, Domodossola, Milano Lambrate che
viaggiava tre volte a settimana: il servizio avviato
nel 1977 (ma solo l’anno successivo prese la suggestiva
denominazione a richiamare la destinazione finale dei
passeggeri) con il convoglio n. 1127 costituito da carrozze
di prima, seconda classe e cuccette, giungeva nella
Stazione Marittima di Brindisi alle 18.51 (negli anni
’90 l’arrivo era previsto alle ore 17.23),
dopo oltre venti ore di viaggio, qui i viaggiatori diretti
in Grecia, muniti di biglietto "tutto compreso"
(cumulativo treno più nave), trovavano in coincidenza
il traghetto per Corfù-Patrasso in partenza alle
ore 20.00, e proseguivano verso Atene con l’autobus
che attendeva la nave. Il percorso in senso inverso
partiva da Brindisi alle ore 10.30 con il treno espresso1126,
sempre in concomitanza con l’arrivo del traghetto
dalla Grecia; la tratta venne definitivamente soppressa
nel 1999.
La stazione di Brindisi Marittima
con la rampa di carico e scarico delle vetture
Il treno espresso Parthenon alla
stazione di Brindisi Marittima
Il treno espresso 1127 Parthenon
in arrivo alla stazione di Brindisi Marittima (ph. P.A.
Chionna)
Immagine del treno Parthenon
(da Archivio Storico delle FS - Fondazione FS Italiane)
Il decreto di dismissione
della stazione marittima è stato firmato dal
Ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro,
e con i lavori di sistemazione del lungomare furono
rimossi i binari che correvano lungo le banchine.I locali
della Stazione Marittima, compresi quelli che per lunghi
anni hanno ospitato il suggestivo ristorante “Desirè
a mare”, sono divenuti la sede dell’Autorità
Portuale oggi Autorità di Sistema Portuale
del Mare Adriatico Meridionale.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.136 del 21/2/2020
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