LE
TRADIZIONI PASQUALI ED I RITI DELLA SETTIMANA SANTA
I riti della Settimana
Santa che si ripetono da secoli a Brindisi non dissimili
da quelli che si svolgono in tutto il Salento e in buona
parte del meridione d’Italia.
Le antiche tradizioni, fatte da manifestazioni popolari
e religiose come le processioni e gli atti di spiritualità,
hanno perso nel tempo la loro intensa emotività
e il loro significato originario ed oggi vengono vissute
con più distacco rispetto ad un passato non troppo
lontano, sia nello spirito religioso che nelle forme
di rappresentazione, adesso molto meno spettacolari.
E' un processo naturale che rientra in una dinamica
di adattamento delle tradizioni ai nuovi modelli di
vita e di fede, con l’inevitabile perdita –
almeno parziale - del significato originario di alcune
usanze attive da secoli.
Il Giovedì
Santo Una delle tradizioni di maggior
seguito è la celebrazione liturgica della "Messa
in Cena Domini" che ricorda l'Ultima Cena
di Gesù con i suoi discepoli e che prevede il
rito della Lavanda dei piedi.
Quindi l'esposizione del S.S. Sacramento sull'altare
appositamente preparato ed impropriamente conosciuto
come il Sepolcro (Altare
della Reposizione) addobbato con piantine di
grano e legumi dal caratteristico colore giallognolo
poichè fatti sviluppare in ambienti oscuri già
dalla metà del periodo quaresimale. Oggi l'altare
viene adornato anche con fiori colorati di vario genere.
Al termine delle sacre funzioni inizia la visita ai
sepolcri, un rito particolarmente sentito dai brindisini,
numerosi in giro per le chiese a visitare gli altari
della reposizione, raccogliendosi in preghiera in segno
di devozione.
La tradizione vuole che ci si debba recare ad almeno
sette chiese diverse, o comunque a rendere visita ad
un numero dispari di sepolcri.
LA TROMBA
ED IL TAMBURO
La secolare rievocazione della “Madonna in cerca
di Gesù”, una tradizione che sopravvive
grazie alla passione di giovani musicisti brindisini. Tra le numerose ed antiche tradizioni
brindisine della Settimana Santa in buona parte ormai
dismesse, continua a tramandarsi una delle meno note
ma certamente tra le più suggestive, ovvero la
rievocazione della ricerca del Figlio Gesù da
parte di Maria.
E’ una tradizione secolare che si propone la notte
tra il Giovedì ed il Venerdì Santo nelle
stradine del centro storico della città, un tragitto
in buona parte attinente la parrocchia di Santa Lucia.
Il rituale continua a suscitare interesse ed emozione
tra gli abitanti della zona, in particolare nei più
giovani, in loro è forte il fascino per questa
ricorrenza e difficilmente dimenticano lo squillo della
tromba, nel silenzio della notte, a simboleggiare il
richiamo della Vergine Maria, accompagnato dal ripetuto
rullo di tamburo. E’ senza dubbio un momento che
contribuisce ad aumentare d'intensità l'emozione
e il significato spirituale della Pasqua.
L’evento segue di qualche ora quello più
partecipato della visita alle chiese per pregare davanti
all’altare della Reposizione.
Passata la mezzanotte i due suonatori muovono dalla
Chiesa del Cristo e sostano, per intonare
le tipiche note del rituale, ai principali angoli della
strade ed ai crocevia, percorrendo via Cortine, via
Maglie, via Taranto, via Gallipoli, corso Roma, via
Porta Lecce, via Santa Lucia, via Madonna della Scala,
via S. Antonio Abate, via Bettolo e quindi far ritorno
alla chiesa voluta dai padri domenicani.
Per decenni i musicisti sono stati accompagnati nel
loro lungo e lento tragitto, che sino agli anni ’50
si protraeva sino all’alba, da alcuni componenti
dell’antica ed ormai disciolta Confraternita del
Cristo, tra loro Ottavio Pica, Teodoro
Cordella e Pasquale Piccoli,
insieme hanno saputo conservare un’antichissima
tradizione che altrimenti sarebbe stata già dimenticata.
Tromba e tamburo presso la chiesa
del Cristo (ph. G.Membola 2013)
Oggi la prosecuzione
del rito avviene grazie alla volontà ed alla
passione di alcuni giovani musicisti brindisini, coordinati
dall’esperto Fabio Campobasso,
orchestrale e organizzatore di una serie di importanti
eventi musicali di carattere religioso, che suona il
tamburo nella notte del Giovedì Santo da quando
aveva otto anni. Continua a farlo accompagnato alla
tromba da Massimiliano Di Ciocco o
da Andrea Minghetti, tutti allievi
del compianto maestro Rocco Bagnato
del Concerto Bandistico Città di Brindisi Casale,
compositore nel 1950 delle note dello squillo di tromba
a sostituzione del precedente suono che era affidato
alla libera interpretazione dell’esecutore. Il
tragitto notturno non è più così
lungo come nel passato, negli ultimi anni il tutto si
conclude in circa 2 o 3 ore, partendo sempre dalla Chiesa
del Cristo dei Domenicani e sostando ad intonare l’Inno
a Maria alle edicole votive incontrate e dedicate alla
Madonna.
L’antica tradizione ha un duplice significato:
la prima parte ricorda la ricerca del Figlio Gesù,
ovvero quando la Madonna ignara dell’arresto lo
cercava tra le fila dei soldati e per le strade della
città, verso l’alba il suono assume il
significato del “Canto del Gallo” legato
ai tre rinnegamenti di Pietro, così come Gesù
gli aveva predetto.
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Altare della Reposizione della Chiesa del
Cristo dei Domenicani la sera del Giovadì
Santo (ph. Antonio Lavino 2013)
Ottavio Pica con la mantella della Confraternita
del Cristo (marzo 2013)
Massimiliano DI Ciocco alla tromba e Fabio
Campobasso al tamburo (ph. Giorgio Esposito
2013)
Fabio Campobasso al tamburo e Andrea Minghetti
alla tromba suonano davanti all'edicola dell'Addolorata
la notte tra il Giovedì Santo e il
Venerdì Santo (ph. Antonio Lavino 2013)
La rievocazione, in
forma processionale, si svolgeva in passato dalle chiese
dell’Annunziata, della Scuole Pie, delle Anime,
di Santa Teresa, San Benedetto e Santa Maria degli Angeli.
Oggi di ritrova ancora in alcuni centri del meridione
d’Italia, dove in tarda serata il simulacro dell’Addolorata
viene portato per le vie del centro con brevi soste
nelle chiese, sempre accompagnato dal suono di tromba
e tamburo.
La tradizione della "tromba
e tamburo" parte dalla chiesa del Cristo dei Domenicani
(2013)
Video di Antonio Lavino per Brindisiweb.it
A ricordare
la ricerca del Figlio la notte tra il Giovedì
ed il Venerdì Santo c'è anche la poesia
dialettale Vinirdia Santu(leggi),
che secondo alcuni studiosi risalirebbe alla seconda
metà del seicento, epoca della dominazione spagnola;
"il brano, più che un canto o una poesia
religiosa, debba essere considerato un frammento di
un'antica Lauda, andata irrimediabilmente perduta"
[1].
I
Riti del Venerdì santo
Le processioni dei Misteri si svolgevano
il Venerdì Santo, sino a quando, disciplinate
dall’Arcivescovo Talucci, a Brindisi sono state
ridotte ad un'unica cerimonia cittadina. Muovevano in
ordine quella della chiesa del Cristo, della SS. Annunziata,
della Pietà e in tarda sera quella di San Paolo.
Il sabato pomeriggio il rito si svolgeva anche dalla
Chiesa delle Anime, tutte le processioni giungevano
al Calvario.
Davanti al sagrato delle chiese e durante i primi tratti
del tragitto si svolgevano le tanto discusse aste –
a maggiore offerta economica formulata - per designare
i portatori delle statue dell’Addolorata e del
Cristo Morto collocato nel “cataletto”,
una procedura che ritardava l’avvio del rito religioso.
Il Cataletto del Cristo morto
nella Processione dei Misteri della chiesa del Cristo
dei Domenicani
(da G.Carito. Brindisi nuova guida)
In passato erano due
processioni distinte, una con il Cristo morto collocato
sul cataletto, l'altra con l'Addolorata rappresentata
dalla statua della Madonna con gli occhi pieni di dolore
e con un pugnale conficcato nel cuore. Le processioni
giravano per le vie della città evitando di incontrarsi
e, quando questo avveniva, le due processioni si univano
divenendo una sola.
La processione richiama il rituale spagnolo seicentesco
dell’Entierro.
Sino agli anni '40
talvolta si esagerava con la spettacolarizzazione dei
riti, sia durante la Via Crucis, dove venivano
scelte le migliori voci in una sorta di competizione
tra le diverse chiese, che nella rappresentazione della
Passione di Cristo, con la teatralizzazione
esaltata degli eventi religiosi, che hanno causato inevitabili
provvedimenti da parte dell'Arcivescovo.
Fotogallery
- la Processione del Venerdì Santo clicca per ingrandire
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Foto 1 e 2: anno 2005
- Foto 3-8: anno 2006
Foto di Antonio Lavino
La processione del Venerdì
Santo parte dalla Cattedrale (SenzacolonneNews 2015)
Resta la liturgia
della “messa scigghiata” (messa
incompleta) del Venerdì Santo, caratterizzata
della nudità degli altari, dai paramenti violacei,
dal silenzio delle campane e la sostituzione della messa
con l’Adorazione della Croce.
Sabato
Santo
Attualmente è un giorno di attesa, ma in passato
- prima della riforma liturgica degli anni '50 - a mezzogiorno
preciso si festeggiava la Resurrezione di Cristo: al
“Gloria in excelsis Deo”
si scioglievano le campane delle chiese rimaste in silenzio
per tutta la Quaresima e si facevano suonare a festa
per annunziare la Resurrezione; per le strade si udiva
il frastuono provocato dai ragazzini che con mazze di
legno (manici di scopa o piccoli bastoni) battevano
su contenitori metallici, come scatole di latta, pentole
e vecchi tegami precedentemente accatastati. Simbolicamente
era un modo per scacciare e percuotere il diavolo.
Pasqua,
la Processione in chiesa della "Madonna del Terremoto"
La mattina di Pasqua, durante la prima celebrazione
eucaristica nella chiesa di San Paolo Eremita,
si svolge la processione della macenula della
Vergine Immacolata conosciuta come Madonna
del Terremoto(scheda),
che viene portata velocemente dal portone d’ingresso
verso l’altare maggiore per assistere alla Resurrezione
del Cristo.
E’ una tradizione iniziata dai frati minori francescani,
residenti nell’attiguo convento sino ai primi
anni dell’800, che volevano la partecipazione
della Madre non solo al dolore della morte del Figlio
ma anche alla Sua Resurrezione.
La tradizione della processione
della Madonna del Terremoto, chiesa di San Paolo Eremita
la mattina di Pasqua (2013)
Video di Antonio Lavino per Brindisiweb.it
Buona parte
dei riti quaresimali, spesso rivenienti dalla tradizione
spagnola, si sono modellati nel tempo ed hanno perso
parte del loro antico significato originale, un processo
che andrebbe recuperato nonostante il naturale adattamento
delle tradizioni alle nuove concezioni di fede.
Bibliografia
1. Raffaele Cucci. Contributo alla storia
della tradizioni popolari brindisine. 1979
2. Edoardo Pedio. Canti popolari brindisini.
1913
3. Giacomo Carito, Brindisi. Nuova Guida,
Brindisi 1993-94