LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
17 ottobre 1903
INAUGURAZIONE UFFICIALE DEL TEATRO VERDI
La prima stagione lirica riuscì ad ottenere un
grande successo di pubblico, non mancarono però
critiche e lamentele per alcuni problemi evidenti all'edificio,
in buona parte mai risolti
Il primo Teatro Comunale
di Brindisi intitolato Giuseppe Verdi era pronto
da alcuni anni, lo avevano pure utilizzato in qualche
occasione, ma mai inaugurato. I motivi del ritardo erano
tanti, mai risolti in verità, quando finalmente
si decise di aprirlo ufficialmente al pubblico con un
grande spettacolo la sera del 17 ottobre del 1903, dopo
ben undici anni dall'inizio dei lavori di costruzione
avviati nel marzo del 1892. Il sipario si alzò
quel sabato per la messinscena della Traviata, l'importante
opera verdiana in omaggio al grande maestro operista
scomparso nel gennaio di due anni prima.
"Il teatro era affollatissimo - scrivono
i giornali di quel tempo - v'erano tutte le Autorità,
molti forestieri, ed un numero infinito di Signore e
Signorine, vestite con abiti lussuosi e degni di quell'ambiente
oltremodo aristocratico". Il numeroso pubblico
rimase "in principio molto entusiasmato"
dal modo in cui la "bravissima orchestra",
diretta dal maestro Carlo Scalisi, aveva eseguito
la sinfonia dei Vespri Siciliani, rimase però
deluso per l'assenza dell'interprete principale, il
tenore siciliano Nino Perya, "che per
indisposizione non poté sostenere la parte di
Alfredo". Il noto cantante venne ben sostituito
dal bravo Gennaro De Tura, che aveva accettato
il difficile incarico di sostituirlo su "calda
preghiera avutane dall'instancabile impresario avv.
Arturo Mazari". Il tenore lirico e drammatico
De Tura "riscosse non pochi applausi dal pubblico,
che ammirò molto in lui l'atto gentile compiuto".
Anche la valente soprano Maria Martinelli, nel
ruolo di Violetta, incontrò "fin dal
suo primo presentarsi sulle scene, le generali e meritate
simpatie dello scelto uditorio", venne applaudita
entusiasticamente durante tutto lo spettacolo ed apprezzata
per la sua bellissima voce definita dal cronista "simpatica
ed una scuola perfetta". Riscosse numerose
acclamazioni anche il baritono Aurelio Sabbi,
impegnato nel ruolo di Germont, "avendo il pubblico
apprezzato in lui, tutte le attitudini necessarie a
divenire un buon artista, specie per la giovane sua
età".
Il tenore Nino Perya
Non mancarono però
alcune critiche, originate principalmente dalla gran
fretta con il quale era stato allestito lo spettacolo
inaugurale, giudizio riferito in particolar modo alla
massa corale che "diede alquanto a desiderare,
come pure la messa in iscena", problematiche
generate dal poco tempo avuto a disposizione dell'impresario
Mazari che solo due settimane prima aveva ricevuto l'esito
positivo all'istanza di concessione del teatro, nel
quale ottenne anche - su esplicita richiesta - l'esonero
del pagamento dell'energia elettrica. Il Mazari, coadiuvato
da Vincenzo Garzia, aveva assunto il compito
di programmare e gestire l'intera stagione lirica, pertanto
era riuscito ad organizzare una serie di spettacoli
lirici ingaggiando l'ottima compagnia diretta dal cav.
uff. Carlo Scalisi, già direttore d'orchestra
al Teatro San Carlo di Napoli. È giusto anche
ricordare che l'Amministrazione Comunale non aveva ancora
provveduto a completare la cosiddetta "dote"
indispensabile al Verdi, ovvero quell'insieme di attrezzature,
mobili di scena, tavole, cordami e altri materiali fondamentali
per l'allestimento di qualsiasi rappresentazione, ci
pensò ancora una volta Arturo Mazari a
procurare tutto il necessario, oltretutto pagandolo
di tasca propria. Acquistò, dalla ditta Vincenzo
De Pascale di Bari, persino il tappeto per il palcoscenico,
utile "sia per migliorare la decenza degli spettacoli"
ma anche per evitare che gli abiti delle attrici rimanessero
impigliati tra le fessure del tavolato e si sciupassero.
Altri problemi organizzativi e tecnici, come l'assenza
di alcuni "strumenti a corista normale",
costrinsero quasi all'ultimo momento il posticipo di
due giorni della serata inaugurale, fissata inizialmente
per il 15 ottobre. La giunta comunale in fretta e furia
aveva altresì nominato la commissione di sorveglianza
sugli spettacoli, imposta dal regolamento teatrale,
incaricando a tale funzione i sigg. Nicola Prisco, Mario
Assennato, Lorenzo Calabrese ed Enrico Palumbo (Catalogo
Archivio di Stato, 1986).
Le cose andarono decisamente
meglio quando lo spettacolo della Traviata fu replicato
nella seconda serata, "comparve sulla scena,
completamente ristabilito ed accolto da fragorosi applausi,
l'elegante e bravo tenore Nino Perya - si legge
sulla Città di Brindisi del 24 ottobre - che
assieme al soprano Martelli destarono il massimo entusiasmo
nell'uditorio, il quale richiese loro il bis di parecchi
pezzi. Il bravo artista piacque moltissimo, sia per
la limpidezza e soavità della sua voce, che per
i modi veramente signorili". Nell'occasione
era stato ampliato il numero di componenti della massa
corale, destinando la direzione al maestro del coro
Achille De Pascale, fatto venire espressamente
dal Petruzzelli di Bari, teatro aperto pochi mesi prima.
Il 28 ottobre andò in scena la rappresentazione
del Rigoletto, un'altra opera del Genio di Busseto,
con protagonista il noto baritono Vittorio Brombara:
anche allora il teatro risultò gremito di "sceltissimo"
pubblico, tutti gli artisti furono omaggiati con "frenetici
applausi" ai quali fu chiesto il bis in diversi
pezzi. Agli occhi del cronista risultarono bellissimi
la messa in scena e soprattutto gli indovinatissimi
effetti di luce realizzati dal sig. Ezio Fratini,
già curatore dell'ottima illuminazione del teatro.
L'opera fu ripetuta anche il 4 novembre durante la serata
in onore del direttore d'orchestra cav. Scalisi, riscuotendo
sempre un notevole successo, nel corso della serata
furono eseguiti anche due "lavoretti musicali"
composti dal sottoprefetto della città, il dott.
Pieralberto Selmi, invitato più volte
sul proscenio.
La stagione lirica
proseguì l'8 novembre con la prima di una serie
di rappresentazioni della "Boheme", il grande
capolavoro di Giacomo Puccini recitato dal famoso
tenore Amedeo Alemanni (il suo vero cognome era
Tedeschi), interprete dalla voce sicura e dal canto
nitido ed impareggiabile, accompagnato sul palco dalle
signore Martelli e Lister, dai baritoni Brombara e Ferraguti
e dal basso Arturo Rizzo. Gli altri appuntamenti, tutti
di grande partecipazione collettiva, furono la "Lucia
di Lammermoor", un'opera in tre atti scritta da
Gaetano Donizetti, e la "Cavalleria rusticana"
di Pietro Mascagni (fuori obbligo).
La stagione lirica inaugurale ottenne un trionfo di
pubblico che andò oltre ogni aspettativa, più
di venti spettacoli furono rappresentati tra ottobre
e tutto novembre di quell'anno, gli abbonamenti erano
stati venduti al costo di dodici lire per i palchi di
prospetto, da cinque a dieci lire per gli altri palchi,
le poltrone e le poltroncine costavano rispettivamente
due e una lira, come l'ingresso singolo per tutti.
Ubicato su corso Umberto
all'angolo con piazza Cairoli, tra via Mazzini e via
Masaniello, il Teatro Comunale di Brindisi si innalzava
"maestoso con la sua grande cupola, elegante
con il suo porticato, per una sobria ma armonica architettura
che occupava un'area di 1300 metri quadri, era dotato
di 65 palchi, suddivisi in tre ordini, di un grande
salone in grado di ospitare conferenze e balli e di
diverse sale più piccole (sala caffè,
sala biliardo). Era capace di ospitare ben milletrecento
persone che potevano trovare posto in platea, nel popolare
loggione o nel centralissimo e incoronato palco reale"
(E. Martinelli, 2013)
L'edificio però, nella sua bellissima forma ellittica,
mostrò da subito alcuni inconvenienti più
volte segnalati dalla stampa locale e dal pubblico,
problemi rimasti irrisolti per molti anni dopo l'inaugurazione:
"il palcoscenico [
] può
dirsi privo di tettoie, perché nientedimeno queste
sono ricoperte dalle sole tegole, poggiate su travi
messe distanti l'una dall'altra, l'aria vi passa come
se si fosse allo scoperto", forti correnti
di aria fredda passavano anche dalle porte di ingresso
alla sala, dai "cessi" fuoriuscivano
"delicati profumi", infiltrazioni di
umido erano evidenti sulla cupola, inoltre si chiedeva
di realizzare una recinzione al porticato poiché
stava diventando una "pubblica vespasiana".
Durante la sua breve
esistenza, il Teatro Verdi è stato sempre utilizzato
in maniera saltuaria e non venne mai identificato con
un genere prevalente di spettacolo. Furono solo cinque
le stagioni liriche organizzate nei primi dodici anni
di attività: nonostante l'ottimo successo della
stagione inaugurale, già nel 1904 il teatro venne
aperto solo per due spettacoli. Nel febbraio del 1960,
dopo più di tre anni di totale abbandono, furono
avviati gli impietosi lavori di demolizione, a maggio
del Teatro Verdi non vi era più traccia.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.220 del 15/10/2021
|