LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
NEL 1923 LA PRIMA
EDIZIONE DELLA FIERA DELL'UVA
La riuscitissima manifestazione aveva lo scopo di incrementare
i traffici commerciali del prodotto di pico nella nostra
zona. Sconti su biglietti ferroviari e soggiorno a tutti
i partecipanti
Le "Feste dell'Uva"
venivano organizzate qua e là, in ogni parte
d'Italia, già da prima che il governo fascista
elevasse questa manifestazione a festa nazionale, con
la "finalità di diffondere il consumo
dell'uva, di cui sono note le benefiche qualità
nutritive e dietetiche, e di dare incremento ad un importante
ramo della produzione agraria". L'iniziativa,
approvata da Mussolini, fu dell'allora sottosegretario
al Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste Arturo
Marescalchi, con lo scopo di valorizzare e promuovere
il consumo del frutto della vite per fronteggiare la
crisi del settore causata dalla sovrapproduzione. Il
28 settembre 1930 venne così celebrata in maniera
capillare in tutta la nazione la prima "Giornata
dell'uva", tramutata successivamente in festa
popolare di grande successo, specialmente nelle zone
a tradizione vitivinicola.
Le manifestazioni dovevano dare un valido impulso all'utilizzo
di uno dei principali prodotti sui quali si reggeva
l'economia agricola italiana, si ritenne pertanto necessario
esaltare le proprietà terapeutiche e allo stesso
tempo spingere l'uso dei suoi derivati, come marmellate,
succo e soprattutto vino, una propaganda accorta che
venne organizzata in maniera da sostenere l'idea che
il vino, assunto in dosi moderate, rappresentava un
ottimo alimento e quindi non andava in contrasto con
la politica antialcolica del regime.
Richiamo su un giornale dell'epoca
dellaprima Fiera dell'Uva
In più luoghi
del territorio nazionale furono riproposte antiche feste
legate alle uve e alla vendemmia, lo stesso avvenne
a Brindisi, dove sette anni prima aveva ottenuto un
considerevole successo un evento a carattere regionale
organizzato per promuovere la principale produzione
del territorio. Era stata la prima "Fiera dell'Uva",
allestita nella centralissima Piazza Cairoli su iniziativa
dell'Unione fra Commercianti con il fine di incrementare
i traffici commerciali del nostro squisito prodotto.
L'appuntamento era stato pensato dall'associazione locale
per "far conoscere alle classi commerciali di
tutta Italia le floridissime attuali condizioni delle
nostre terre ricostruite a vigneto, e l'ottima produzione
dell'annata in corso". L'idea venne entusiasticamente
accolta da tutte le principali associazioni vinicole
d'Italia, come l'Unione Nazionale Vini di Milano, l'Associazione
fra Negozianti in Vini di Venezia e dalla stampa tecnica
specializzata. Oltretutto per tale occasione, e per
un certo periodo di giorni, grazie al "vivo
interessamento" del commendator Starace,
le Ferrovie dello Stato decisero di concedere un congruo
ribasso ai prezzi dei biglietti ferroviari per i treni
provenienti da tutte le stazioni del regno diretti a
Brindisi. I partecipanti alla fiera potevano godere
inoltre di speciali agevolazioni anche per il soggiorno
in città.
L'organizzazione della
Grande Fiera, al quale si decise di annettere anche
una Mostra Campionaria dell'Uva e "una gran
gara fra i produttori", fu affidata alla locale
Cattedra Ambulante di Agricoltura diretta dal prof.
cav. Giovanni D'Ambrosio. Nelle settimane precedenti
venne diffuso un appello a tutti i viticultori pugliesi
affinché partecipassero all'iniziativa, così
da avere una valida occasione per "affermare
gagliardamente" la bontà dei loro prodotti,
ed avere maggiori possibilità "per una
più interessante e redditizia esportazione",
specie delle uve da tavola. Tutti furono invitati a
mandare campioni di uva in ceste ben confezionate o
pendenti su tralci, distinti in uve da mensa o da vino
bianco o rosso.
Ciò rappresentava un chiaro sintomo del risveglio
commerciale della città, una opportunità
per dimostrare alle classi vinicole di tutta Italia
la bontà della produzione di uva nel nostro agro
e del territorio limitrofo, con centro di produzione
Brindisi, da non ritenersi assolutamente inferiore a
quelle delle altre regioni italiane. Fu l'occasione
anche per un primo timido tentativo di marketing territoriale:
si cercò di mettere in evidenza come Brindisi
era in condizione di poter "offrire ogni conforto
di vita con prezzi molto convenienti rispetto alla gran
maggioranza delle città d'Italia".
La sfilata dei carri ad una Fesa
dell'uva
La Fiera dell'Uva
venne inaugurata la mattina del 6 settembre 1923, proprio
nello "spiazzale" nei pressi della
sede dell'Unione fra Commercianti, presieduta all'epoca
da Francesco Carbone. L'associazione in quegli
anni aveva già organizzato con successo una serie
di progetti per incrementare il movimento commerciale
nella città: due mesi prima era stato inaugurato,
sempre in Piazza Cairoli, il tanto atteso Mercato Settimanale
(leggi),
ed aveva ottenuto un buon successo anche con l'organizzazione
del primo Congresso vinicolo pugliese, grazie al quale,
per la prima volta, le allora tre province pugliesi
si erano strette in una comunanza di propositi, votando
insieme, per la difesa degli interessi della nostra
produzione e commercio dei vini, la istituzione di una
Federazione viticola e vinicola pugliese.
Una speciale Giuria aveva il compito di valutare i prodotti
esposti e assegnare una serie di premi, con diplomi
e medaglie di ogni tipo. Furono ben quarantasette i
produttori espositori brindisini, gli altri giunsero
da Barletta, Corato, Monopoli, Taranto, Grottaglie,
Martina Franca e dal resto della provincia di Terra
d'Otranto (principalmente Ostuni, Squinzano, San Pietro
Vernotico, Mesagne e Taviano).
Un momento del Festival dell'uva
e del vino del 1970
Al termine della manifestazione
furono molto apprezzati gli sforzi messi in campo da
tutti per la buona riuscita dell'iniziativa, che risultò
utile sia al grande che al piccolo commerciante locale;
fu definito "straordinario" il modo
in cui erano stati valorizzati al meglio "le
promettenti energie cittadine, dalle robuste e tenaci
bracce dei contadini guidati dall'illuminata industria
dei tecnici", qualcuno enfatizzò forse
eccessivamente tale successo, tanto da spingersi a ipotizzare
persino "un grande avvenire per Brindisi".
L'appuntamento si chiuse però con un inatteso
quanto spiacevole strascico polemico tra due espositori,
Giuseppe Lamacchia di Brindisi e Oronzo Casardi di Barletta,
ricomposto solo dopo un paio di settimane.
Le luminarie alla festa dell'uva
Nel secondo dopoguerra
ci furono alcuni tentativi per riproporre l'interessante
appuntamento, ma solo dopo molti anni, nel settembre
del 1965, si riuscì a organizzare un evento che
riscosse sin da subito un notevole successo di pubblico,
lasciando negli anni un segno indelebile nella memoria
storica cittadina: il "Festival dell'Uva e del
Vino". Per tutti i brindisini era semplicemente
"La Festa dell'Uva", un avvenimento molto
popolare ma sempre ben organizzato dall'Ente Provinciale
per il Turismo di Brindisi, che prevedeva coloratissime
sfilate di bande, majorettes e di straordinari carri
allegorici ornati di tralci, uve e fiaschi di vino sui
corsi principali, con numerosi chioschi folkloristici
riccamente addobbati sul lungomare e nel piazzale Lenio
Flacco. L'esposizione merceologica promozionale dei
prodotti delle nostre terre avveniva al richiamo irresistibile
di "grappolo da gustare e bicchiere da sorseggiare",
mentre gli spettacoli di solito prendevano il via verso
le ore 18, in maniera da far coincidere i tempi di sosta
dei turisti in città e renderli partecipi alle
varie e divertenti iniziative. Durante le ultime edizioni
si perse però quel senso originale della festa,
la manifestazione pian piano assunse un tono banale,
con bancarelle che vendevano cianfrusaglie che nulla
avevano a che fare con l'uva e il vino.
L'ultima edizione fu quella del 1972, la tradizionale
e ancor'oggi rimpianta festa settembrina venne interrotta
dall'epidemia di colera che nell'estate successiva colpì
in particolare la Puglia e la Campania.
Le brocche dell'edizione 1965
e '66 del Festival del vino e dell'uva (ph. Antonio
Lavino)
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.268 del 23/9/2022
Majorettes al Festival dell'uva
e del vino 1971, ph Giancarlo Buscicchio (clicca
per ingrandire)
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